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Inquinamento Elettromagnetico


Elettrosmog

Diffidenza, incredulità, suggestioni, paure. Sono i sentimenti che comunemente si diffondono tra le persone quando si confrontano alle scoperte della scienza e alle nuove tecnologie. In passato, furono l'automobile e poi l'aeroplano, l'aspirina e poi la penicillina, a suscitare queste apprensioni. Oggi è la volta delle radiocomunicazioni, che sembrano polarizzare l'attenzione e l'ansia della popolazione e di coloro che sono deputati a proteggerne la salute.

I campi elettromagnetici generati dai sistemi di trasmissione sono così diventati una delle questioni più controverse. Intorno ad essi sono cresciute ansie suggestioni collettive tanto intense da investire le stesse istituzioni, a livello centrale come locale.

Si è così giunti a formulare un Decreto Interministeriale (n. 381 del 1998) che impone dei limiti di esposizione da 45 a 90 volte più restrittivi di qualsiasi altra raccomandazione o norma in vigore nel resto del mondo.

Che cosa sono i campi elettromagnetici?

Se si strofina una penna a sfera con un panno di lana, essa si carica di elettricità statica, al punto di essere capace di attirare dei piccoli corpi, come i pezzetti di carta. La penna a sfera è quindi una sorgente di campo elettrico. Il campo magnetico è diverso dal campo elettrico. Nel caso di un magnete permanente (una calamita, l'ago di una bussola) le cariche in movimento sono dovute al moto degli elettroni. Anche la terra, come tutti i corpi celesti, genera un campo magnetico, quello che mette in movimento l'ago di una bussola.

In natura esiste un elettromagnetismo di fondo generato dalla Terra e dalla sua atmosfera che, nel corso dell'evoluzione, ha consentito lo sviluppo degli organismi viventi coesistendo con tutti i sistemi biologici. Altra forma di energia elettromagnetica, fondamentale a tutte le forme di vita, è la luce solare.

A differenza delle onde acustiche, o di quelle sull'acqua, che si propagano soltanto attraverso un mezzo materiale, le onde elettromagnetiche si propagano liberamente attraverso lo spazio vuoto. Anzi la materia è spesso un impedimento alla loro propagazione. Nel vuoto, le onde elettromagnetiche si propagano alla velocità della luce cioè a 300.000 Km al secondo. E proprio il fatto che le onde elettromagnetiche abbiano tutte le proprietà della luce visibile suggerì al fisico scozzese James Maxwell la possibilità che la luce stessa non fosse altro che una forma particolare di onda elettromagnetica. Si giunse così a definire lo spettro elettromagnetico, cioè l'insieme di tutte le onde elettromagnetiche possibili. A distinguerle le une dalle altre è la frequenza, che viene misurata in Hertz, dal nome del fisico tedesco Heinrich Hertz, il quale, alla fine dell'Ottocento, riuscì per primo a produrre delle onde elettromagnetiche. Ad un Hertz corrisponde una oscillazione al secondo, cioè alla distanza che intercorre tra le due “creste” di un onda.

Lo spettro elettromagnetico comprende quindi tutte le onde elettromagnetiche, da una frequenza pari a zero Hertz, che corrisponde alla corrente continua generata da una dinamo o conservata da una batteria, fino a frequenze elevatissime, nell'ordine dei miliardi di miliardi di miliardi di Hertz.

Tipo di campo
Frequenza
Sorgente
Campo statico
0 Hz
Batteria, Pila, Tensione cont.
Campo alternate
50 - 400 Hz
Corrente alternata
Onde acustiche
30 Hz - 20 KHz
Corde vocali, Altoparlanti
Onde radio lunghe
30 kHz - 300kHz
Antenne radio
Onde radio medie
300 kHz - 3 MHz
Antenne radio
Onde radio corte
3 MHz - 30MHz
Antenne radio
Onde radio VHF
30 MHz - 300 MHz
Antenne radio MF e TV
Onde radio UHF
300 MHz - 3 GHz
Telefonia mobile e TV
Microonde SHF
3 GHz - 300 GHz
Satelliti, Radar
Infrarosso
300 Ghz - 410 THz
Luce infrarossa
Luce visibile
410 THz - 750 THz
Sole, Lampadine
Ultravioletti
750 THz - 30.000 THz
Sole, Sincrotroni
Raggi X
30.000 THz - 3 milioni di THz
Tubi per raggi X
Raggi gamma
Da 3 milioni a 30 mil.ni di miliardi di THz
Acceleratori di particelle

Legenda:

Hz = Hertz
KHz = KiloHertz = 1000 Hertz al secondo
MHz = MegaHertz = 1 milione di Hertz al secondo
GHz = GigaHertz = 1 miliardo di Hertz al secondo
THz = TeraHertz = 1000 miliardi di Hertz al secondo

NOTA: Si definiscono onde elettromagnetiche NON IONIZZANTI tutte quelle comprese tra le frequenze di 1 Hertz e gli ultravioletti, ovvero a 30.000 THz. Si definiscono onde elettromagnetiche IONIZZANTI i Raggi X ed i Raggi Gamma; L'energia delle onde ELETTROMAGNETICHE IONIZZANTI è sufficiente a determinare modificazioni irreversibili dello stato della materia che incontrano lungo il loro cammino; Sono queste ultime radiazioni ionizzanti, suscettibili di provocare, a dosi significative, modificazioni nella struttura del DNA e quindi, di provocare anche patologie tumorali gravissime .


La misura dei campi elettromagnetici

L'intensità di un campo elettrico (E) è misurata in volt al metro (V/m).
L'intensità di un campo magnetico (H) è misurata in ampère al metro (A/m).
La densità di potenza di un campo elettromagnetico (S) è misurata in watt al metro quadrato (W/mq).

Un mondo di campi elettromagnetici

Viviamo immersi in un mondo di campi elettromagnetici. Qualsiasi conduttore elettrico, qualsiasi apparecchio elettrico, genera un campo elettromagnetico. Dai cavi dell'impianto elettrico domestico al frigorifero. Dalla televisione, al telefono cellulare, dall'asciugacapelli allo spazzolino elettrico.

Qualsiasi conduttore genera un campo elettrico, anche quando l'apparecchio collegato non è in funzione. Qualsiasi apparecchio in funzione, nel momento in cui la corrente scorre nei conduttori, genera un campo magnetico, il quale, a sua volta, genera un campo elettrico.

Trattandosi di campi a bassa frequenza (50 Hertz), la loro intensità è rilevante soprattutto nelle immediate vicinanze del conduttore o dell'apparecchio. Essa può raggiungere e superare anche i 100 V/m, (Volt su metro) per il campo elettrico ,ed i 30 mT, (milli Tesla) per il campo magnetico.

Natura dell'esposizione

Campo elettrico V/m
Campo magnetico m T (micro tesla)
A 30 metri da una linea elettrica a 380.000 volt

1000 – 5000

5 – 20

All'interno di un'abitazione tipica

0,1 – 10

0,1 – 1

In area urbana

0,1 – 50

0,1 – 3

A 30 cm da un frigorifero

60

0,1 – 1

A 30 cm da un frullatore

30

4 – 15

A 30 cm da una piastra di cottura elettrica

25

2 – 10

A 10 cm da un asciuga capelli

100 - 300

1 – 5

A contatto di un rasoio elettrico

60

15 – 150

A 30 cm da una lampada da tavolo

25

0,5 – 2

A contatto con una termocoperta

250

2 – 3

A 30 cm da un aspirapolvere

16

2 – 20

A 30 cm da un ferro da stiro

60

0.1 – 0,3


Gli effetti dei campi elettromagnetici

La questione degli effetti che l'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici possono produrre sui tessuti biologici ed in particolare sull'uomo è da molti anni oggetto di un intenso lavoro di ricerca. Al fine di tenere conto dell'insieme della vasta letteratura scientifica disponibile in materia, in queste pagine si è scelto di fare essenzialmente riferimento ai documenti pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la quale, statuariamente, censisce e raccoglie la totalità dei lavori condotti in questo così come in tutti gli altri campi della ricerca scientifica applicata alla salute umana.
E' opportuno fare una premessa. Occorre, infatti, distinguere subito tra onde elettromagnetiche ad elevatissima energia e a frequenza enormemente elevate e tutte le altre. Le prime sono dette ionizzanti, perché la loro energia è sufficiente a determinare modificazioni irreversibili dello stato della materia che incontrano lungo il loro cammino. Si tratta di una parte dei raggi ultravioletti, dei raggi X e dei raggi Gamma. Sono le cosiddette radiazioni ionizzanti, suscettibili di provocare, a dosi significative, modificazioni nella struttura del Dna e, quindi, di provocare anche patologie tumorali gravissime.
Le onde elettromagnetiche possono dunque essere divise in due aree separate da una netta rottura: da una parte, le onde ionizzanti, dall'altra tutte le altre, da quelle a bassissima frequenza (da 0 a 400Hertz) fino alla luce visibile, passando per le onde a radiofrequenza. Le onde elettromagnetiche di frequenza inferiore a 10.000 THZ (dieci milioni di miliardi di Hertz, che equivale a circa cinque milioni e mezzo di volte la frequenza della telefonia mobile, delle trasmissioni TV e Radio MF) non possono materialmente provocare modificazioni atomiche o molecolari nella materia o nei tessuti biologici che irraggiano.
Osservazioni sperimentali mostrano comunque che aumenti di temperatura di un grado centigrado, livello oltre il quale possono verificarsi effetti biologici significativi, corrispondono ad un tasso di assorbimento specifico di circa 4W/kg, (Watt su Kg) al quale corrisponde una densità di potenza del campo elettromagnetico nell'ordine dei 100W/mq, pari, ad una intensità del campo elettrico a circa 200 V/m.

Si tratta di valori di campo riscontrabili soltanto nelle immediate vicinanze (pochi metri) di antenne pilotate da trasmettitori potentissimi (oltre i 5000 watts), utilizzate soltanto per le emissioni radio e televisive e solitamente collocate in luoghi molto esposti (cime delle montagne) e inaccessibili alle persone non addette.

La normativa di tutela

Nonostante la debolezza degli indizi che potrebbero indicare che i campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici a qualsiasi frequenza possono produrre un qualche effetto di carattere sanitario, a livello internazionale, così come in Italia, sono state emanate norme di tutela, indirizzate alla massima prudenza.
Il documento più importante è la recente Raccomandazione emanata dal Consiglio dell'Unione Europea: Essa fonda le sue conclusioni sulla totalità dei lavori di ricerca censiti e raccolti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, (OMS) in base ai quali la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) ha anche individuato dei limiti di esposizione ai campi e i relativi tassi di assorbimento specifico massimi ammessi.
Nelle frequenze comprese tra 10 MHz e 300 GHz si è così stabilito che il limite di tasso di assorbimento non deve superare 0,08 W/kg. Un limite di estrema cautela, in quanto gli effetti biologici diventano evidenti soltanto per tassi di 4W/kg, ben 50 volte superiori al livello di cautela adottato sul piano internazionale.
Per quel che concerne le frequenze tipiche delle trasmissioni Radio, Televisive, della telefonia cellulare, da 40 MHz a 2000 MHz, i valori limite di esposizione sono definiti come da tabella sottostante:

Intervallo di frequenza
Intensità del Campo elettrico V/m
Intensità del Campo magnetico A/m
Induzione magnetica m T
Densità di potenza W/mq

10 MHz - 400 MHz

28

0.073

0.092

2

400 MHz - 2000 MHz

46

0,12

0,15

6

2000 MHz - 300 GHz

61

0,16

0,2

10

La normativa italiana impone invece dei limiti enormemente più bassi. Con il decreto Interministeriale entrato in vigore il 2 gennaio 1999, l'Italia ha stabilito che il limite di esposizione, per tutti i campi elettromagnetici con frequenze compresa tra 100KHz e 300 GHz, sia di soli 20 V/m. Un limite molto cautelativo e che, di fatto, vale soltanto per l'ambiente esterno. Nel caso le persone siano esposte per più di 4 ore al giorno (ovvero in tutte le condizioni: luoghi di lavoro, abitazioni, scuole, ospedali, uffici ecc.) il limite è stato portato a soli 6 V/m. Un valore che corrisponde ad una densità di potenza dell'onda piana di soli 0,1 W/m2, ovvero, tra le 45 e le 90 volte inferiore a quello stabilito in sede Europea.
Questa estrema cautela, voluta dal legislatore italiano, non sembra fondarsi su una valutazione di ordine scientifico, ma soltanto sulla considerazione che, non disponendo di studi capaci di escludere che i campi elettromagnetici possano produrre effetti sanitari nocivi per esposizioni prolungate nel tempo, era opportuno essere ancora più prudenti di quanto già non lo fosse stata l'Unione Europea.


 
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